Per secoli, una lastra con iscrizione in latino fu utilizzata come scalino di ingresso all’antica pieve San Giovanni ai Campi in Piobesi Torinese, risalente al IX secolo circa. Fu poi spostata e infissa a sinistra della porta a fine ‘800, nel corso della campagna di studio compiuta dai maggiori storici di antichità del Piemonte, da Costantino Nigra a Ermanno Ferrero. Fu proprio il Ferrero (Torino, 1855-Castagnole piemonte1907), grande archeologo e attento cultore della storia piemontese, a comporre una disamina della lastra. Secondo la cronaca riportata da Ferrero, un tal D. Fuoco comunicò a Giuseppe Bartoli, antiquario del re di Sardegna, la presenza di una iscrizione romana esistente a Piobesi. Bartoli la inserì negli “Atti di Archeologia e Belle Arti per la provincia di Torino”, 1878, vol II.


L’iscrizione fu poi ripresa da Theodor Mommsen nel suo imponente “Corpus inscriptionum Latinarum” (volume V. iscrizione n. 7338). Christian Matthias Theodor Mommsen (1817-1903) fu uno dei maggiori storici, giuristi, epigrafisti e filologi europei, generalmente considerato il più grande classicista del XIX secolo. I suoi studi sulla Storia romana e sulla storia del diritto romano gli valsero il Premio Nobel per la letteratura nel 1902.
L’iscrizione di Piobesi è scolpita su lastra di pietra grigio scura, larga m. 1,10 e alta m 0,60, probabilmente una mica o talco scisto. Purtroppo, il continuo calpestio avvenuto nei secoli andati ha compromesso di molto la lettura del testo, che – col tipico sistema delle abbreviazioni latine – può essere così ricostruito (secondo la lezione di E. Ferrero, che corregge quella di Bartoli):
VENNONIIUS CLEM[e]NS VERI [?] F[ILIUS] VICTO[IAE] V[OTUM] S[OLVIT] [LIBENS] M[ERITO]
che può essere reso con “Vennonio Clemente figlio di Vero giustamente/con benvolenza sciolse il voto per la vittoria/Vittoria”.
Ora, le interpretazioni sono state le più varie: dal considerare la lastra come una lapide funeraria a pensarla sotto la statua di Marte in un sacello pagano precedente la pieve come ex voto per una battaglia vinta da Vennonio Clemente.

Un tempo, gli scambi di informazioni tra studiosi erano lenti e viaggiavano coi tempi della posta. Oggi la Rete, per fortuna, ha semplificato di molto la diffusione di notizie, ed è uno dei pochi vantaggi del Web. In mezzo a una miriade di stupidaggini scambiate ogni minuto nel mondo, qualcosa di positivo c’è. Mi è capitato di imbattermi su Facebook in Gianluigi Lanzalone, di Varese, ricercatore interessante di lapidi e antichità romane e non solo sparse nel Nord Italia. Mi sono imbattuto quindi in numerose iscrizioni che riportavano pressappoco le medesime parole della lapide piobesina, inserendola quindi a buon diritto tra gli ex voto. Ne cito alcune, a titolo esemplificativo, pubblicando alcune delle fotografie dell’amico Lanzalone.
Il piccolo comune di Suno (No), in epoca romana un “vicus” dipendente dal municipio di “Novaria”, ha restituito un numero elevato di epigrafi di età romana, la maggioranza delle quali sono dediche sacre, per di più reimpiegate nelle strutture della locale pieve di S. Genesio. Una di queste, recita (CIL 05, 06570): HERCULI / BRAUNIUS / PRIMIGENI F(ilius) / VALE[NS…?] / V(otum) [S(olvit)], cioè Braunius Valens(?), figlio di Primigeno, sciolse il voto ad Ercole.

Un’ara votiva dedicata a Mercurio, collocata nel giardino di un’abitazione privata in via Corridoni a Cairate (Va), proviene dall’area del monastero di Santa Maria Assunta (soppresso nel 1796). l’iscrizione, oggi illeggibile, (CIL V, 5631) recitava:
MERCUR(io) /V(otum) S(olvit) L(ibens) M(erito) / OPIMIUS / MARCI / FIL(ius), ossia A Mercurio scioglie il voto volentieri e meritatamente, Opimio, figlio di Marco.
L’ara è del tipo votivo, cioè eretta a seguito dell’ottenimento del bene richiesto, e dedicata da un devoto a Mercurio.
Un’altra ara votiva dedicata a Silvano, divinità agreste nei culti ufficiali di Roma, collocata a sinistra del portale della chiesa parrocchiale di S. Martino a Vergiate (Va), ha una scritta (CIL V, 5526) che recita:
SILVANO / SACRUM / M(arcus) PAPPIUS / EARINVS / V(otum) S(olvit) L(ibens) M(erito), cioè Marco Pappio Earino (donò l’altare) sacro a Silvano. Sciolse il suo voto ben volontieri.
Anche in questo caso si tratta di una iscrizione per grazia ricevuta, come avverrà spesso anche nella storia cristiana con il dono di ex voto a chiese e santuari.

L’ara di serizzo conservata nel giardino attiguo all’antico battistero romanico S. Giovanni, presso la chiesa prepositurale S. Stefano Protomartire, presso Mariano Comense (Co), comune della Brianza comasca, ha una iscrizione gravemente danneggiata ma che fu ricostruita dallo studioso F. Resnati, che così la interpretò (1999):
M[AT]R[ON]IS(?) [ET] / […]V[…] / […]LV[…] / […]LV[…]MA[…], quindi V(otum) [S(olvit) L(ibens) M(erito)?], Alle Matrone e (…) sciolse (o sciolsero) il voto volentieri e a buon ragione. Le matrone erano antichissime divinità legate alle popolazioni celtiche.
Analogamente l’ara con dedica Giove, rinvenuta presso Cremella (Lecco), durante gli scavi di ampliamento della chiesa San Pietro eseguiti nel 1953, riporta questa iscrizione:
IOVI IMPE / TRABILI M(arcus) / BROCCHIUS / PUPUS / V(otum) S(olvit) L(ibens) M(erito); A Giove “condiscendente” Marco Brocchio Pupo sciolse il voto di buon grado, meritatamente.

Ancora, l’ara di età romana, dedicata al Dio Mercurio, con la superficie epigrafica quasi illeggibile, riutilizzata come piedistallo di una stele eretta a ricordo della grande epidemia di peste del 1630, dinanzi alla chiesa S. Michele di Mornago (Va), riporta questa scritta:
MERCURIO / CASTUS / VERI FIL(ius) / V(otum) S(olvit) L(ibenter) M(erito) traducibile con A Mercurio, Casto figlio di Vero, scioglie il voto di buon grado e meritatamente.
Alla bella pagina Facebook di Gianluigi Lanzalone rimando per fotografie e approfondimenti storici epigrafici.
Di mio e dal Piemonte cito una lastra votiva del II secolo d.C., in marmo e proveniente dall’importante sito archeologico di Industria (oggi presso Monteu da Po, in Val Cerrina, Città Metropolitana di Torino) che riporta la seguente iscrizione:
Caius Herbonius Rotundus liberto di Caio, seviro, ha sciolto un voto, lieto e liberamente, a M [Marte, Matronae, Mithra?]. La dedica di un liberto, seviro incaricato del culto imperiale, che scioglie quindi un voto a una divinità a noi sconosciuta.
