Nell’abside maggiore è conservato un ampio ciclo di affreschi, assai deteriorato, risalente all’Alto Medioevo; mentre il ciclo dell’arco trionfale (quasi del tutto scomparso) potrebbe essere stato dipinto nel XII-XIII secolo, quello del catino absidale rimanda alla pittura ottoniana del tardo X-XI secolo, con evidenti influssi bizantini.
La figura centrale – “Cristo in trono” – richiama la Deesis di cultura bizantina. Il Salvatore è posto sul trono, quale “Pantocrator” (colui che tutto regge, contiene e giudica), risplendente di luce e di divinità; con una mano tiene il Libro dell’Apocalisse ormai chiuso, mentre con l’altra benedice i giusti. Quest’immagine del Cristo che giudica sarà sostituita nell’Arte italiana – attorno alla metà del XIII secolo – dalla figura del Cristo in croce, tipica iconografia francescana del Gesù giudicato dagli uomini. Ai lati della Deesis piobesina stanno i simboli dei quattro evangelisti. Ai piedi del Pantocrator, vi è una lunga teoria di Santi e Sante, richiamanti della positura le icone bizantine.

La Deesis rappresenta, nella Storia dell’Arte, l’immagine visibile dei Dio invisibile e della divinità di Cristo medesimo. Il significato della “Deesis” è proprio quello della intercessione della divinità; e tutte le figure, rappresentate spesso con la testa inclinata verso Cristo, in segno di preghiera, oppure ai piedi di Gesù – come a Piobesi – pongono in comunione i fedeli con i santi, i quali, alla presenza dei Signore, celebrano la liturgia celeste e intercedono per i vivi.

La mandorla in cui è inserita la Maestà di Cristo è una simbologia di origine orientale, già utilizzata in Mesopotamia in India e in generale in molte civiltà orientali. Il termine tecnico con cui è designata in Stoaria dell’arte è “vesica piscis” o “vescica di pesce”: è un simbolo di forma ogivale, che viene impiegato nell’Arte cristiana per inserirvi il Cristo o la Madonna in Maestà, per dare risalto alla figura sacra rappresentata al suo interno, spesso attorniata all’esterno della mandorla da altri soggetti sacri. Nel Cristianesimo ha un chiaro significato: alludendo al frutto della mandorla, e al seme in generale, diventa un chiaro simbolo di Vita e quindi un naturale attributo per Colui che è “Via Verità e Vita”.

L’Arte ottoniana fiorì in Germania e nelle aree geografiche di dominazione della dinastia sassone tra il IX e l’XI secolo. Fu molto legata all’esaltazione dell’idea imperiale, riprendendo temi che il primo Medioevo aveva tentato di mutuare dalla tarda antichità e da Bisanzio. Occorre tener presente che il tentativo di far rinascere in occidente l’idea imperiale, sorse in Ottone III su influenza della madre Teofane, nipote dell’imperatore di Bisanzio Giovanni I e imperatrice del sacro Romano Impero dal 983 al 991, dopo la morte del marito Ottone II. L’Arte bizantina per un breve periodo si diffuse così nel centro Europa e nel Nord Italia.